Il Galateo dei capelli

Esiste un galateo dei capelli?

In questo post vediamo qualche consiglio immediato e le caratteristiche della tavola delle feste, secondo il galateo.

Comunemente si dice che toccarsi di continuo i capelli, specialmente a tavola, è maleducazione, ma vi siete mai chiesti perché?  

La spiegazione affonda le proprie radici in tempi remoti e in ciò che i capelli rappresentano.

Per comprendere quali sono le buone maniere attuali riguardo ai capelli, facciamo un passo indietro nel tempo.

Un passo indietro nel tempo

Nel 1703, Jean-Baptiste de La Salle, nel suo galateo, scriveva “E’ molto sconveniente pettinarsi in presenza d’altri, ma è assolutamente riprovevole se avviene in chiesa […] fa parte dell’autocontrollo e della buona creanza non toccarsi i capelli senza necessità, e il rispetto che dobbiamo avere per gli altri impone di non poggiarvi sopra la mano in loro presenza. Non bisogna assolutamente poggiarvi sopra ripetutamente il palmo della mano e premerli, distenderli o arricciarseli ai lati con le dita, passarvele in mezzo come per pettinarsi o scuoterli maleducatamente, agitando la testa”

Per la sociologia, i capelli sono un simbolo dell’Io, dell’identità di gruppo ed un importante mezzo di comunicazione, conclusione che troviamo nel noto saggio del sociologo e antropologo Anthony Synnott, Shame and Glory: a Sociology of Hair.

Un esempio famoso è costituito dalle parole dell’ammiraglio Nelson che, mentre si trovava a bordo della Victory, pronunciò questa richiesta: “Vi prego di fare in modo che la mia cara Lady Hamilton abbia i miei capelli e tutte le altre cose che mi appartengono”

Più tardi, in epoca vittoriana, i capelli sciolti diventarono qualcosa da riservare all’intimità della camera da letto perché considerati espressione di sensualità.

Sempre in epoca vittoriana, i gioielli contenenti ciocche di capelli del fidanzato o della fidanzata erano considerati un dono intimo e molto romantico.

Così, anche nella letteratura, le chiome femminili scomposte e le trecce sciolte richiamano situazioni erotiche o di dolore scomposto.

Spostandoci nel Novecento, e precisamente nel 1969, l’antropologo Hallpike, coniugò le seguenti equazioni:

capelli corti = controllo sociale

capelli lunghi = collocarsi fuori dalla società

Teoria che veniva con validata dall’immagine dei “capelloni” dell’epoca, in contrapposizione ai capelli cortissimi degli ordini religiosi o militari 

Un’altra analisi molto nota è quella dell’antropologo James Frazer (Glasgow, 1º gennaio 1854 – Cambridge, 7 maggio 1941) che analizzò i tabù riguardanti testa e capelli nelle società primitive.

Secondo il suo studio, molti popoli primitivi ritenevano che la testa fosse una parte del corpo sacra, in quanto lì risiedevano gli spiriti che dovevano essere protetti. Ecco perché non si portavano oggetti sulla testa, e toccare il capo di un’altra persona era un gesto che poteva persino essere punito con la morte.

Tagliare i capelli o raderli era perciò un’operazione complicata e si riteneva che tra la persona e i capelli tagliati permanesse un legame.

Nel mondo cristiano, alcuni ritenevano che si dovesse render conto dei propri capelli nel giorno del Giudizio universale, e quindi, tanto i capelli caduti quanto quelli tagliati venivano conservati, questo fino a Tommaso d’Aquino.

Ecco perché ai prigionieri catturati veniva tagliato un ciuffo di capelli che veniva conservato con cura. I capelli assicuravano che essi non avrebbero tentato la fuga.

In Europa, inoltre, per lungo tempo si è creduto che il potere malefico di maghi e streghe risiedesse nei capelli e che nulla potesse nuocer loro finché li conservavano. Per questo, in Francia, era usuale radere l’intero corpo di coloro che erano accusati di stregoneria, prima di consegnarli agli aguzzini.

I tabù relativi ai capelli terminarono solo nel Settecento, secolo in cui diventarono protagonisti di vanità ed acconciature molto elaborate ed imponenti (aristocrazia). I rigidi codici sociali di quel tempo comprendevano anche i capelli e, perciò, era possibile capire immediatamente l’estrazione sociale di una persona.

Secondo questi studi antropologici, infine, i capelli hanno anche una caratterista statica e una dinamica, e sono estensione dell’Io. 

Sciogliere i capelli è un gesto dinamico che in molte culture assume un significato erotico, e parte da un presupposto statico che è quello di averli legati.

Essendo i capelli un’estensione dell’Io, gli studiosi hanno osservato come alcuni simboli di potere quali corona, tiara, mitra, abbinati a lunghe toghe e talari, avevano il compito di creare imponenza a livello visivo allungando otticamente la figura: questa estensione non si limitava all’altezza, ma riguardava anche le proporzioni. La stessa logica delle imponenti acconciature del Settecento la ritroviamo, infatti, nelle ingombranti crinoline dell’Ottocento.

E oggi?

Le tracce di tutte queste evoluzioni risiedono tuttora nei consigli del galateo contemporaneo:

  • Non pettinarsi a tavola, né in pubblico, ma piuttosto farlo in privato o alla toilette
  • Non toccarsi continuamente i capelli mentre si parla con qualcuno (potrebbe essere inconsciamente interpretato sia come gesto sensuale, sia come gesto di insicurezza)
  • Optare per capelli raccolti o semi-raccolti in occasioni formali o solenni 

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Autrice

VALENTINA BADINI

Laureata in Scienze Linguistiche, un’esperienza decennale in contesti aziendali, una formazione nell’Etiquette. Aiuto professioniste e team a migliorare performance, leadership e comunicazione attraverso percorsi e training su misura.

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